Incontro C.A.E. 11-marzo-2009

Si è riunito mercoledì ad Amsterdam il Comitato aziendale europeo di Unilever, ma le indicazioni arrivate per Casale non sono state positive. Il Comitato ha posto delle precise domande ma la posizione di Unilever per la crisi del sito di Casale e la procedura di mobilità aperta per 209 dei 500 dipendenti non è cambiata. Il primo punto riguarda eventuali alternative e lazienda ha risposto che erano già state fatte delle valutazioni, ma non sono praticabili. Il secondo punto riguardava i piani di utilizzo del 90 per cento del sito che resterà inutilizzato in seguito alla chiusura della produzione delle polveri, con la conseguenza di un incremento dei costi fissi. La risposta è stata che i costi fissi rappresentano solo il 5 per cento del totale e pertanto non sono e non saranno un problema: fino a oggi si lavora sul 20 per cento dell’area, in futuro si lavorerà sul 10 per cento. La terza questione posta dal sindacato è stata relativa al numero di licenziamenti previsti. I 209 posti di lavoro a rischio non hanno corrispondenza con la chiusura delle polveri, dove sono occupati soltanto 94 dipendenti. L’azienda ha però specificato che 94 è il numero riferito ai lavoratori diretti, senza considerare tecnici, impiegati, responsabili, il resto dei tagli è necessario per l'abbatimento dei costi e la sopravvivenza di Casale. L'utimo punto riguarda i tempi di attuazione della procedura, l'azienda ha risposto che questo non dipende da lei, questo è quello che prevede la legge italiana. Al comitato non è rimasto che prendere atto della scelta di Unilever, criticandola perché non risolve il problema delle polveri, non trova soluzioni praticabili su Casale e non concede i tempi per una discussione appropriata.

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